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Pieve di Soligo: il sogno ad occhi aperti di capitale culturale

Pieve Di Soligo Colline

È notizia di pochi giorni: il Mibact ha eletto Procida capitale italiana della cultura 2022. In lista però c’era anche Pieve di Soligo, borgo trevigiano adagiato sulle colline del Prosecco. Scopriamo il senso di questo progetto e perché merita di essere raccontato.

Cosa significa capitale della cultura

Nel 2014 l’allora (e attuale) ministro alla guida del Mibact; (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) Dario Franceschini ha istituito la Capitale italiana della cultura. Tra gli scopi si legge quello di sostenere, incoraggiare e valorizzare l’autonoma capacità progettuale e attuativa delle città. Tutto questo affinché venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale; l’integrazione, la creatività, l’innovazione, la crescita e lo sviluppo economico. La città vincitrice si aggiudica dal Mibact un milione di euro per la realizzazione del proprio progetto. Appena eletta per il 2022 è Procida, appunto: Pieve di Soligo si è attestata tra i primi dieci in classifica, dunque un ottimo risultato per una cittadina di quelle dimensioni.

Pieve Di Soligo Logo
Il logo della candidatura di Pieve di Soligo a capitale italiana della cultura 2022 (Foto: candidatura Pieve di Soligo)

Perché Pieve di Soligo?

Qualcuno si sarà sorpreso a vedere Pieve di Soligo candidata accanto a Bari, Trapani, Taranto, Ancona, Verbania (tanto per fare degli esempi). Il perché “competere” con città più grandi invece sottolinea l’importanza di un cambio di passo, di un ripensamento strutturale dell’Italia non più solo per grandi centri di aggregazione ma anche per piccole ma non trascurabili perle in una rete coesa.

Pieve Di Soligo
Pieve di Soligo-veduta (foto Wikipedia)

Spiega infatti Stefano Soldan, sindaco di Pieve di Soligo, che “la nostra candidatura nasce soprattutto perché riteniamo che nell’Italia degli oltre 8.000 comuni, che rappresentano il nostro vero patrimonio culturale diffuso, promuovere una candidatura di territorio, e non solo di un luogo, di una città, sia un punto di forza per costruire le condizioni di un diverso pensare e agire per costruire condizioni di vero sviluppo sostenibile, di vera socialità diffusa, di vera integrazione tra sistemi produttivi di piccola e media dimensione, presenti ovunque in Italia e costituenti l’ossatura centrale dell’economia dei nostri luoghi“.

La candidatura di Pieve di Soligo

“Pieve di Soligo e le Terre Alte della Marca Trevigiana“: questo è il titolo scelto per la candidatura, che in effetti abbraccia i territori di ben 30 comuni disposti a lavorare in sinergia per un fine e bene comune. L’amministrazione di Pieve di Soligo e la Fondazione Fabbri sono gli autori principali di questa candidatura, in cui il paesaggio si trova al centro del progetto. Non può che essere diversamente in una terra marginale a forte vocazione rurale, laddove il territorio è difficile, poco ospitale. Culla del cantore della natura per eccellenza, Andrea Zanzotto, e recentemente designato come “patrimonio dell’umanità”.

Villa Brandolini Pieve
Vista aerea di Villa Brandolini a Pieve di Soligo (Foto: Facebook “Pieve 22”)

Paesagire, ovvero agire nel paesaggio, diviene così la parola chiave della candidatura. Un’idea che indica il “mettere in atto un percorso nel quale la cultura non è progetto bensì processo, ovvero interagire integrando ciò che già esiste con ciò che non è ancora, costruendo azioni e proposte che il dossier declina in una strategia che guarda al futuro e al benessere della nostra comunità, anche come esempio per gli altri territori diffusi italiani“.

Vittoria sfumata, visione permanente

La vittoria di Procida non significa mandare in fumo un progetto ideato con impegno e dedizione nell’arco di anni. Quello che resta di questa candidatura sono senz’altro i progetti, ma soprattutto la visione di futuro che si è andata a costruire. Negli intenti, la cultura è il motore che guiderà lo sviluppo del territorio fino (idealmente) al 2050. Un cultura intesa come “condivisione dei saperi collettivi, diffusione di creatività e strumento di attivazione di processi sociali ed economici“. Il recupero di aree industriali, la cura del paesaggio e del verde, l’istituzione e il consolidamento di festival culturali, la realizzazione di fiere, eventi, percorsi turistici, la valorizzazione di edifici storici disseminati nel territorio, concorsi, mostre, didattica, punti diffusi di informazione turistica e approfondimento: ecco alcuni elementi su cui, ci auguriamo, la sinergia che si è creata con la candidatura continuerà a lavorare in concreto negli anni a venire.

Pieve di Soligo: il sogno ad occhi aperti di capitale culturale ultima modifica: 2021-01-25T10:38:03+01:00 da Giorgia Favero

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Doati Marco

Occasione mancata o opportunità? Interessante punto di vista di Giorgia Favero

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