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“Don’t ask me where I’m from” Arte e migrazione alle Prigioni

Gallerie Delle Prigioni Treviso

L’ultima mostra allestita alle Gallerie delle Prigioni di Treviso s’intitola Don’t ask me where I’m from: le opere selezionate d’arte contemporanea sono visitabili fino al 2 febbraio 2020.

La mostra delle Gallerie delle Prigioni

Inaugurato ormai lo scorso aprile 2018, lo spazio delle Gallerie delle Prigioni ha inaugurato la sua sesta mostra d’arte contemporanea lo scorso 7 dicembre. Don’t ask me where I’m from nasce dalla collaborazione tra Fondazione Imago Mundi e Aga Khan Museum di Toronto e si propone come prima tappa di un lungo viaggio. Si tratta di una partnership particolarmente preziosa, da parte del mondo Benetton, perché si pone in dialogo con istituzione filantropica fondata dall’Aga Khan, guida dei musulmani sciiti ismailiti. La mostra, curata da Marion Eele per la Fondazione Imago Mundi e da Marianne Fenton per Aga Khan Museum, raccoglie opere dei quindici artisti selezionati sul tema della migrazione.

Gallerie Delle Prigioni El Seed
L’ingresso della mostra con l’opera di El Seed

Arte e migrazione

«Ho sempre pensato che il mondo dell’arte sia un forte incubatore di integrazione. Perché l’arte attraverso l’esplorazione di altri sentieri può riuscire là dove la politica non basta», dichiara Luciano Benetton, presidente della Fondazione Imago Mundi. Su questo tema si confrontano dunque i quindici artisti proposti, tutti migranti di prima, seconda e terza generazione. La loro arte, dalla pittura alle installazioni, dal video alla fotografia, si offre come testimonianza e al contempo celebrazione della creatività e diversità che sbocciano grazie alla commistione di culture. In un clima attuale, che vede il riemergere di tendenze razziste e nazionaliste, l’intento della mostra va oltre la comprensione dell’arte. Induce alla riflessione sulla diversità, vero e proprio elemento costitutivo del nostro XXI secolo.

Gallerie Delle Prigioni Pavan
I tre schermi dell’installazione di Marco Pavan, 50/50

Gli artisti in mostra alle Gallerie delle Prigioni

Accade così che si rimane rapiti dalla installazione video di Marco Pavan, fotografo e documentarista trevigiano, dal titolo 50/50. Su tre sfondi di colore acceso si susseguono i volti e le buffe, ma a tratti profonde, testimonianze di diciassette ragazzini italiani figli di genitori nati altrove e di coppie miste, emblemi di una nuova generazione che esiste e merita di essere conosciuta. All’ingresso si viene invece accolti dall’opera di El Seed, Chez nous, là-bas, che riporta una scritta in arabo che cita Stendhal: “l’amore è il miracolo della civilizzazione”. Particolare e interattiva è l’opera The power of perception di Liberty Battson, sulle orme del maestro Sol LeWitt, che vi farà immergere totalmente nell’arte concettuale. Non anticiperemo oltre: siete tutti invitati a vedere la mostra alle Gallerie delle Prigioni, magari godendo delle visite guidate gratuite offerte alla domenica.

“Don’t ask me where I’m from” Arte e migrazione alle Prigioni ultima modifica: 2020-01-14T08:30:42+01:00 da Giorgia Favero

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