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CULTURA INTERVISTE

La parola ai gatti di Barbara Cremaschi

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Acciambellato sul tavolo del terrazzo, il MIO tavolo del MIO terrazzo, mi godo il tepore del sole. I miei sensi sono apparentemente sopiti, ma quanto mi circonda è sotto stretto controllo. Basta il ronzare di un’ape per farmi aprire un occhio e controllare dov’è diretta. La vedo allontanarsi in una scia dorata e torno alla mia occupazione.

Cover
Le copertine del libro

È l’incipit del libro “Cosa fa quest’intrusa in casa mia – diario di resistenza gattesca”, appena edito da Il Prato di Padova. L’autrice è Barbara Cremaschi, nata in Liguria, ma veneta per origini ed adozione, come tiene a precisare lei stessa. Ha vissuto a Mestre la maggior parte della sua vita e da qualche anno abita a Mogliano. Laureata in chimica, ha lavorato per vent’anni allo stabilimento del petrolchimico di porto Marghera ed attualmente è dipendente dell’Arpav. Si definisce “chimica suo malgrado”, perchè per lei la “scrittura è qualcosa di più di una passione, un secondo lavoro”. Ha iniziato a veder pubblicati i suoi scritti da poco, con la raccolta di racconti al femminile Gotico venexiano e i  due gialli a firma del collettivo Norah Gelbe, del quale fa parte, cioè La ragazza bambola e Un mare di luppolo.

L’originalità di questo suo primo romanzo breve sta proprio nel punto di vista del protagonista: chi si racconta in prima persona è un gatto, anzi il gatto dell’autrice, Angus. I suoi gatti pensano intelligentemente e conseguentemente il linguaggio che fa usare loro l’autrice è evoluto. Una storia breve, ma che appassiona, a punto di immaginare o sperare in un seguito.  Una doverosa segnalazione deve andare anche all’autore della copertina e delle belle illustrazioni “gattesche” interne, tutte a firma del veneziano Matteo Martignon.

Comaschi
L’autrice mostra il suo libro

Barbara Cremaschi, Come è nata l’idea di questa storia “gattesca”?

È partito tutto dall’editore Luca Parisato, quando me l’ha proposta sono rimasta piuttosto basita, pensavo scherzasse, perchè la mia idea, nata da un messaggio whatsapp a un’amica, che mi aveva prestato un gatto, era semplicemente di farne un racconto. I gatti piacciono, forse perchè sono lo specchio di quello che siamo noi, ci guardano con degli occhi che ci fanno riflettere!

E quindi Barbara come li guarda questi gatti?

Da quando in famiglia abbiano questo gatto, il mio primo animale, che non fosse un canarino o un pesciolino, interagisco con lui e lo guardo con stupore. I gatti sanno trasmettere veramente tantissimo. Hanno questa fama di essere bestie asettiche, invece sono incredibili: vedo che quando sto male il gatto viene da me, se mio figlio ha un problema va da lui. Il mio è un maschio, aggressivo, ma al tempo stesso sa dare tanto affetto.

Ed il punto di vista che hai scelto per il libro è proprio quello del gatto…  

Mi sono immaginata di come i gatti vedono noi umani e quindi vengono messe in risalto le nostre contraddizioni, viste da un essere che dovrebbe non capire, ma che quando ti guarda ti fa pensare che stia capendo molto più di quel che fa credere. Quindi diciamo che è uno specchio di come ci potrebbe vedere un marziano che capita sulla terra, oppure un animale che ha altre priorità nella vita, forse più basilari, più fondamentali, dalle quali noi umani ci stiamo allontanando ed alle quali lui però ci rimanda. È un libro ironico, divertente, che non ha pretese di essere chissà cosa, però spero che possa dare qualche spunto per metterci di fronte a ciò di cui ci rendiamo meno conto, del tipo di vita che stiamo facendo, che sta diventando sempre più inumana.

Disegno
Una delle illustrazioni di Matteo Martignon

Cosa pensi del business che ha preso piede da qualche anno e sta crescendo, con catene di negozi per animali, dove non si trova solo il necessario, ma anche il superfluo? 

È un problema che fa riflettere, ho notato che molte più persone di una volta hanno animali, molte più di quando per esempio ero piccola io. È facile incontrare l’amico con il cane, è forse un bisogno che abbiamo di prenderci cura degli altri, di avere compagnia, bisogni che non sappiamo manifestare in altro modo.

Può essere però anche  un segnale un po’ pericoloso, con persone che parlano agli animali come se fossero umani, li vestono e li viziano?

È sicuramente un campanello d’allarme. l’animale ha meno pretese dell’uomo e dà meno problemi. Qualche giorno fa, camminando, sono rimasta stupita da una giovane coppia che aveva un passeggino, pensavo che dentro ci fosse un bambino, ma guardando dentro ho visto che invece c’erano tre cagnolini. Li ho guardato un po’ stupita; magari ci sta anche questo, ma il togliere dal loro ruolo gli animali è un po’ fuori dalla mia mentalità. A volte sono in crisi perchè il mio gatto convivente non esce mai di casa, mi sembra di snaturarlo, forse stiamo perdendo di vista la vera natura degli animali, oltre che la nostra.

Infine, a cosa stai lavorando come scrittura in questo momento?

Ho in mente tante cose, ci sono diversi spunti, ma intanto sono impegnata nelle presentazioni di questo libro. Per esempio la mia esperienza al Petrolchimico potrebbe suggerirmi qualcosa, ne vedo scrivere tanto da gente che non l’ha vissuto, io che ci sono stata avrei piacere di far conoscere il punto di vista di una persona che l’ha davvero conosciuto.    

La parola ai gatti di Barbara Cremaschi ultima modifica: 2019-11-13T12:36:35+01:00 da Gigi Fincato

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