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L’abbazia di Sant’Eustachio: tra galateo e memoria

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C’è un luogo a Nervesa della Battaglia, uno dei cinque comuni sul Montello, che non può non strappare un coro di “wow” ai visitatori anche più distratti. Si tratta dell’abbazia di Sant’Eustachio, vero e proprio monumento al ricordo.

L’antica abbazia

Le prime notizie di questa abbazia risalgono all’XI secolo, quando un gruppo di monaci fondarono una piccola comunità. Grazie a Rambaldo III di Collalto, il cui castello si trovava (e si trova tutt’ora) a pochi chilometri da lì, ma soprattutto alla madre Gisla, essi ebbero le risorse necessarie per bonificare il luogo e far crescere la comunità, un cenobio di monaci benedettini-cassinesi dipendente dal papato. Sappiamo infatti che nel 1235 essi controllavano ben 35 tra pievi e cappelle della zona. Lo scopo era anche quello di limitare il potere del vescovo di Treviso, antagonista dei Collalto.

Abbazia Sant'eustachio Vista
Vista dall’abbazia di Sant’Eustachio verso la pianura. In primo piano il centro di Nervesa della Battaglia (Foto: Giorgia Favero)

Nei secoli successivi il luogo però cominciò a perdere d’importanza. Nel 1521 Papa Leone X, visto il lento ed inesorabile decadimento e addirittura il malcostume dei frati, soppresse l’abbazia trasformandola in prepositura commendatizia sottoposta indirettamente al controllo dei Collalto. Un controllo che continuò ancora per secoli. Tra il 1744 e il 1819 infatti Sant’Eustachio visse un secondo splendore grazie alla lungimiranza di Vinciguerra VII, che la trasformò in un’azienda agricola. Come istituzione ecclesiastica venne ufficialmente soppressa nel 1865 e l’edificio subì importanti danneggiamenti durante la prima guerra mondiale, successivamente alla rotta di Caporetto.

L’ospite illustre in abbazia

Durante il Cinquecento e il Settecento l’abbazia fu comunque un luogo molto vivace e accolse, tra i tanti ospiti, anche Giovanni Della Casa che si ritirò qui tra il 1551 e il 1555. Monsignor Della Casa fu un letterato e arcivescovo e tra le sue opere la più importante fu certamente il Galateo. Per la precisione il Galateo ovvero de’ costumi, un breve trattato che pone le basi per quello che ancora oggi riconosciamo come codice comportamentale a tavola e in compagnia, nelle conversazioni e durante le cerimonie, oltre a delle indicazioni sul modo di comportarsi, di vestirsi e così via. Alcune di queste indicazioni oggi sono superate, se non addirittura impensabili. Non ci sono però dubbi sulla qualità delle informazioni, che ritraggono una società dell’epoca che Monsignor Della Casa, da bravo diplomatico, conosceva bene.

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Abbazia di Sant’Eustachio in autunno (Foto: Instagram @erika_0991)

Altre sono estremamente attuali: non sbadigliare quando qualcuno parla, non soffiarsi il naso e guardare il fazzoletto “come se perle o rubini ti dovessero esser discesi dal cielabro” (non manca l’ironia nel Galateo), non leggere lettere (che oggi potrebbe essere non utilizzare lo smartphone) mentre si è a tavola con altri. Questo trattato insomma è interessante anche allo sguardo dei contemporanei. È opinione comune che il Galateo sia stato scritto proprio all’abbazia di Nervesa, un luogo di ritiro dove il letterato visse momenti tranquilli di riflessione.

Guerra

La storia e le note letterarie tuttavia sono un “in più” alla visita all’abbazia. Ciò che la rende così “wow” infatti è l’aspetto che tuttora le ha lasciato la crudeltà della guerra. Siamo nella prima guerra mondiale, gli austriaci sfondano il fronte a Caporetto e invadono il Friuli e il Veneto. Con difficoltà i soldati italiani e alleati costruiscono la nuova linea di resistenza lungo il Piave. Da lì comincia la ripresa che ha portato alla vittoria. Anche a Nervesa si sono combattute lotte eroiche, ed è per questo che Mussolini qualche tempo dopo ne ha cambiato il nome in Nervesa “della battaglia”.

Abbazia Di Sant'eustachio Evento
Un evento serale de La chiave di Sophia all’abbazia di Sant’Eustachio (Foto: Elisa Cesca)

Nel 1917 subisce pesanti bombardamenti nemici e così tutt’ora rimane come simbolo di pace e monito agli orrori della guerra. Tra il 1992 e il 2018 diversi interventi di restauro interessano il sito. Oggi aperto al pubblico grazie al lavoro fatto dall’azienda vitivinicola Giusti, che gestisce il sito. L’abbazia infatti è visitabile tutti i giorni ed è anche luogo di numerosi eventi estivi.

L’abbazia di Sant’Eustachio: tra galateo e memoria ultima modifica: 2022-01-27T12:09:57+01:00 da Giorgia Favero

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