Il Museo Civico di Santa Caterina di Treviso fa parte del complesso dei Musei Civici della città, che comprende anche il Museo Bailo e Casa Robegan. Pur raccontando in mostra tutto ciò che di bello si è fatto a Treviso negli ultimi duemila anni, tanti trevigiani (di città e di provincia) non lo hanno mai visitato. Ecco allora in 4 semplici step le cose che dovete assolutamente vedere e conoscere, un po’ per importanza e un po’ per curiosità.
L’occulta storia romana
A colpo d’occhio il centro storico manifesta soprattutto il suo carattere medievale, e lo fa con assoluta eleganza e bellezza. Sfugge invece molto di più il passato romano della città, le cui tracce fortunatamente abbondano almeno nella collezione del Museo di Santa Caterina. Tra eccezionali frammenti di statua, steli funerarie, oggetti in vetro e in terracotta e monete in abbondanza, potrete farvi un’idea di come si viveva a Treviso ai tempi dei romani. Particolarmente scenografico e tutto da fotografare il bellissimo pavimento a mosaico ricostruito in una delle sale del Museo. E’ stato scoperto all’altezza dell’attuale corso del Popolo n°36 e vi si possono notare motivi geometrici ma anche piante e delfini disegnati con tessere bianche e nere. In base a vari indizi, è databile alla fine del II e inizio III secolo d.C. Vi immaginate una pavimentazione del genere passando da quelle parti?
Profili medievali
Come si diceva, è l’aspetto medievale ad essere preponderante nell’attuale aspetto del centro storico di Treviso: viuzze strette e palazzi alti, alti campanili e archi e finestre “a punta”, cioè a sesto acuto. Ma per avere un’idea precisa dell’aspetto della città nel passato, ci viene incontro una minuziosa opera di Joris Hoefnagel, pittore fiammingo del Cinquecento. Nella preziosa acquaforte visibile all’interno della pinacoteca, sono riportati i profili della città nel 1592, in pieno dominio veneziano. L’apporto rinascimentale non manca, ma sono riconoscibili alcuni attuali monumenti simbolo della città, ben racchiusi dalle poderose mura. All’esterno, invece… il nulla!
Tutti pazzi per i pastelli
Si sa, le artiste note al grande pubblico si contano sulle dita di poche mani. È necessario un gran bel lavoro per far riscoprire al grande pubblico quelle grandi artiste che sono esistite e che meritano di essere conosciute come i loro colleghi uomini. Un esempio nostrano è Rosalba Carriera, pittrice veneziana del favoloso Settecento artistico della Serenissima. Era specializzata soprattutto nell’avorio e nel pastello e non c’era nessun facoltoso visitatore lagunare che poteva tornarsene a casa senza essersi prima fatto ritrarre a pastello dalla grande Rosalba Carriera. I suoi disegni eterei e vaporosi, grazie alla tecnica del pastello, facevano sembrare i soggetti ritratti dei principi bellissimi. Al Museo di Santa Caterina ne potete ammirare due, uno dei quali ritrae il pittore francese Antoine Watteau. C’è chi dice che c’è stato del tenero tra i due nel periodo in cui la Carriera è stata invitata alla corte francese. E perché no?
Lo schizzo di Tiepolo
Giandomenico Tiepolo, figlio del più famoso Tiepolo, Giambattista, ma anch’egli grande, immenso artista veneziano del Settecento. Come succede a tanti figli di artisti famosi, si rischia di rimanere troppo nell’ombra del padre, soprattutto se ci si forma lavorando alla sua bottega. E tanto per non farsi mancare nulla, era nipote di un altro grande artista, Francesco Guardi. Dopo aver assorbito le capacità dei suoi illustri parenti, Tiepolo junior sceglie uno stile moderno, di stampo illuminista, che trova sua massima espressione in Villa Valmarana ai Nani nel vicentino. Come il padre è un vivacissimo disegnatore, e ne è una prova la splendida opera realizzata in maniera veloce e calligrafica che potete ammirare proprio qui, al Museo di Santa Caterina. Non esattamente il genere di opera che vi aspettate dalla seconda metà del Settecento, giusto?
👍 😊
¿Ustedes visitarían este lugar? Los leemos.
Aló Katerina, bellísima