Dame Freya Madeleine Stark, meglio nota come Freya Stark, è un personaggio che tutte le bambine dovrebbero conoscere: viaggiatrice, esploratrice, cartografa, scrittrice, poliglotta, diplomatica e disegnatrice, nata a Parigi nel lontano 1893. Figlia di genitori inglesi e vissuta per diversi anni in Piemonte e Liguria, è in realtà proprio nel piccolo borgo trevigiano che si possono inseguire le sue tracce e ripercorrere la sua storia. In questo ci aiutano la sala che le ha dedicato il Museo Civico di Asolo e le visite guidate primaverili al suo bellissimo giardino di rose.
Siete pronti? Il viaggio comincia!
Fotografia che ritrae Freya Stark
Ritratto di un’eroina
Da brava signora inglese, Freya indossava sempre il cappellino. Non solo per una questione di moda, ma soprattutto per nascondere una brutta ferita alla testa che le aveva provocato un macchinario di fabbrica. La madre infatti era coinvolta nell’industria dei tessuti, creava disegni per le tappezzerie. Freya però aveva già la passione per le lingue straniere e per l’avventura: galeotto fu il libro che ricevette proprio ad Asolo, la raccolta di fiabe Le mille e una notte, che la portò poi a 34 anni (nel 1927) ad imbarcarsi su una nave per il Libano. Sola e coraggiosa in un mondo e in un tempo in cui non era nemmeno concepibile che una donna partisse per il Medio Oriente “solo per imparare la grammatica”. Freya, però, era proprio così. Con questa coerenza ha vissuto la sua lunga vita: è del 1980, all’età di 87 anni, il suo ultimo viaggio in Oriente, in particolare in Nepal con la televisione inglese. Nel 1946 Asolo le offre la cittadinanza onoraria e nel 1953 venne proclamata Commander of the British Empire. Fu sposata per soli cinque anni (divorziò nel 1952), naturalmente con un altro diplomatico giramondo. Morì nel maggio del 1993, alla veneranda età di 100 anni tondi: gli asolani non l’hanno ancora dimenticata.
Lo scrittoio circolare nella stanza di Freya al museo civico di Asolo
Scritti, disegni e tazzine da tè
Per entrare nel mondo di Freya basta visitare la sala che le ha dedicato il Museo Civico, inaugurata lo scorso maggio 2018. Lì sono conservati molti suoi tesori: cappellini e ombrellini, tazzine da tè provenienti dall’Oriente, merletti e nastri, alcune cartoline. Tramite le postazioni multimediali è possibile sfogliare i suoi disegni raffiguranti Asolo, il Libano e altre zone orientali, così come anche le cartografie realizzate di suo pugno dei luoghi ancora inesplorati dall’umano occidentale. A ricordo di quei viaggi, Freya ha scritto e pubblicato numerosi libri: il più famoso è forse Le valli degli Assassini (1934), ma anche Le porte dell’Arabia (1936). Sullo scrittoio circolare è posta anche la sua Olivetti Lettera 22, l’inseparabile compagna dei suoi viaggi, anche a dorso di mulo, sempre pronta a registrare con l’inchiostro le sue impressioni su persone e paesaggi e le sue insaziabili riflessioni. Un posto di rilievo ha la cartolina con gli auguri di Natale scritti dalla regina Elisabetta II in persona, a testimonianza del lavoro diplomatico che Freya svolgeva all’estero per conto del Ministero dell’Informazione britannico. Attraverso alcuni spioncini su una porta, scorriamo con lo sguardo alcune fotografie che ci portano indietro nel tempo e non possiamo che rallegrarci dell’esistenza di una Freya Stark in un mondo così feroce e noncurante nei confronti delle donne.
Viale di carpini nel giardino di Villa Freya
Passeggiata tra le rose e i ricordi
Usciamo dal Museo Civico e percorriamo via Browning verso Villa Freya. Il nome deriva dalla sua più illustre abitante, ma a lei la casa venne donata da un altro intellettuale inglese, Herbert Young. Da una porticina laterale un po’ nascosta ci addentriamo su una stretta scalinata che ci porta all’interno del giardino. Sulla nostra sinistra troviamo il corpo della villa, attualmente non visitabile in quanto privata: parete giallo-ocra, infissi verde oliva e un bow-window bianco incorniciati da cascate di glicine in fiore. Svoltiamo invece a destra e percorriamo il viale fiancheggiato da rampicanti rose bianche profumate e da iris violacei sotto la volta di un grande leccio. Pian piano alla nostra vista si apre una vista spettacolare verso la pianura, intervallata dalle cime di alcuni cipressi: la giornata è tersa e fresca, ma non abbastanza da vedere il mare. Aggiriamo altri due grandi lecci dall’aria saggia, mentre altri iris viola ci portano a fare un giro che conduce ai resti dell’antico teatro romano di Asolo. Asolo divenne municipium romano nel 49 a.C. e proprio in questo giardino qualcosa dei grandi fasti dell’impero riesce a riemergere: il segno semicircolare della cavea, qualche basamento di colonna o pilastro, un muro affrescato. Freya tutto questo non lo vedeva, forse non sapeva nemmeno che ci fosse, perché gli archeologi hanno lavorato sul sito solo successivamente e in modo parziale. Sotto quel bel prato verde che si stende ancora dalla casa verso la pianura si nascondono molti altri resti e molte altre storie romane, che forse un giorno verranno alla luce. Un viale verdeggiante ombreggiato da carpini e decorato da lanterne ci riporta alla villa, dove possiamo immaginare proprio Freya, anziana nell’aspetto, ma non nello spirito, sorseggiare un tè all’ombra del glicine, raccontando ai bambini asolani le storie dei suoi viaggi.
INFORMAZIONI PER LA VISITA:
Museo Civico: apertura ogni venerdì dalle 15 alle 19, sabato e domenica dalle 10 alle 19. Info: [email protected]
Villa Freya: visite guidate dalle 15 alle 18, il 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno 2019. Info: [email protected]