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MEMORIA STORIA

La giornata della memoria e la caserma Cadorin di Monigo

Giornata Memoria Treviso

Ieri si è celebrata la giornata della memoria, istituita nel 2005 dalle Nazioni Unite in ricordo delle vittime dell’Olocausto. Eventi, ricordi e celebrazioni di ogni genere si sono da anni verificati in tutto il mondo. Non tutti però sanno che anche Treviso ha qualcosa a che fare con quella grave macchia del libro di storia: la caserma Cadorin.

27 gennaio 2021

In piena emergenza Covid-19, nel 2021 le celebrazioni non potevano che svolgersi sottotono. Come lo scorso anno, alle ore 11 del mattino, il sindaco Mario Conte, il prefetto Maria Rosaria Laganà, il consiglio comunale e il comandante del 33° Regimento EW si sono raccolti davanti a una targa commemorativa posta alla caserma Cadorin di Monigo. L’associazione di promozione sociale Istresco è la capofila dell’iniziativa. Sarà possibile guardare la celebrazione anche sui social. “Dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi ad esercitare e ad allenare quotidianamente l’umanità, intesa come quel vivido sentimento di vicinanza, solidarietà e comprensione del prossimo” scrive il sindaco Mario Conte sulla sua pagina Facebook. “Questa Giornata deve essere un invito a non ignorare mai le grida di aiuto, a non abbassare mai la testa di fronte alle ingiustizie e alle persecuzioni, fisiche, psicologiche o morali che siano“.

Caserma Cadorin Treviso 2021
Uno scatto della celebrazione del 27 gennaio 2021 alla caserma Cadorin (Foto: pagina Facebook del sindaco Mario Conte)

Una cerimonia analoga e ugualmente importante per la memoria collettiva si verificherà anche il 10 febbraio, Giornata nazionale del Ricordo, dedicata alle vittime delle foibe. L’appuntamento sarà invece alla chiesa votiva.

La caserma Cadorin di Monigo

Il 2 luglio 1942 si aprirono le porte della caserma Cadorin a Monigo, uno dei tanti campi di prigionia istituiti all’interno del territorio italiano. Fu attiva ufficialmente fino al 10 ottobre 1943 e si stima che al suo interno vi abbiano rinchiuso fino a 10.000 persone, di cui quasi 4.000 contemporaneamente. Si trattava tecnicamente di un campo di concentramento dove venivano internate persone di nazionalità slava e poi croata, rastrellate e deportate dalle loro terre nel periodo dell’occupazione italiana della Provincia di Lubiana. Di fatto però si trattò di un campo di Internamento Civile Parallelo poiché rispetto ai lager nazisti gli internati potevano godere di minime libertà, quelle ricreative per esempio.

Caserma Cadorin Treviso
Immagine tratta dal libro di Francesca Meneghetti “Di là del muro. Il campo di concentramento di Treviso 42/43”

Gli internati erano divisi, come da Circolare 3C del generale Roatta, in repressivi (da vigilare) e protettivi (da proteggere); distinzione che sfumava a causa delle ridotte dimensioni del campo. Tuttavia le donne con i bambini e gli uomini erano divisi dal filo spinato; le ispezioni e gli appelli erano frequenti; tra gli internati vi erano collaborazionisti che segnalavano i “politicamente pericolosi”. 42 bambini nacquero in quel contesto nei quindici mesi di attività del campo. Le condizioni di vita erano degradanti. Malattie, sovraffollamento, vestiario inadeguato e malnutrizione programmata hanno portato alla morte di circa 200 persone, un quarto delle quali bambini.

La storia che emerge dall’oblio

Nonostante tutto questo, la caserma Cadorin è diventata luogo di memoria soltanto il 9 novembre 2019. Segno inequivocabile del fatto che è ancora difficile riconoscere gli errori del passato e renderli monito per il futuro. La nostra storiografia ha infatti cercato di nascondere per troppo tempo questa macchia del nostro passato. Qualcosa si è mosso nel 2013 quando gli studenti del Liceo Artistico cittadino hanno realizzato un bassorilievo in ricordo delle vittime. L’opera è stata posta all’interno dell’ex ospedale in palazzo San Leonardo, oggi sede universitaria. Da lì infatti passarono e morirono molti degli internati al campo di Monigo.

Non solo la caserma Cadorin

Le duecento vittime di Monigo furono sepolte in una fossa comune del cimitero di san Lazzaro, tutt’oggi di ubicazione ignota. Manca dunque, nonostante sarebbe opportuna, una targa commemorativa. La storia degli ebrei trevigiani dopo le leggi razziali fasciste non è ancora adeguatamente conosciuta, nonostante vi siano tanti significativi racconti da condividere. A Treviso ci furono delatori ma anche salvatori, sia cattolici che laici. Un esempio dei secondi è Don Ferdinando Pasin, cui potete trovare la targa commemorativa in piazzetta don Pasin, a pochi passi dal ponte di san Martino. Don Pasin fu a fianco dei partigiani e a quei nuclei di resistenza sotto i quali prese corpo la prima direzione regionale del Movimento di liberazione. Salvò inoltre 234 persone di fede ebraica dalla deportazione nei lager. Ennesimo ricordo del fatto che vale la pena dedicarsi a un po’ di lettura sulle storie del nostro territorio.

La giornata della memoria e la caserma Cadorin di Monigo ultima modifica: 2021-01-28T09:05:44+01:00 da Giorgia Favero

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