In un sabato pomeriggio soleggiato sono andata a trovare Lisa nella sua grande casa a Istrana, un po’ sperduta tra i campi e illuminata dai colori dell’autunno. Lisa, una donna solare ed energica già dal primo sguardo, ha fondato l’associazione L’azzurro degli asini, che dal dal 2008 svolge attività mediate con l’asino.
Conosciamo Lisa, fondatrice de L’azzurro degli asini
Ciao Lisa, grazie davvero per avermi accolta in questa bella casa. Tu e tutti i tuoi animali naturalmente: le oche chiassose, il cagnolone Bach, il caprone affettuoso Narciso, la scrofa Giulia, i gattini, il pavone e tutti gli altri. Il tuo sembrerebbe un angolo strappato alle abitudini grigie della modernità. Come ti è venuto in mente di avviare questo progetto?
Ho sempre avuto fin da piccola la passione per gli asini, il mio primo incontro con questo animale risale all’asilo, quando mio papà travestito da Babbo Natale si fece accompagnare da un asinello per portare dei doni ai bambini. Da allora mi sono innamorata degli asini, così gentili e dall’animo generoso, da sempre considerati la brutta copia del cavallo e quindi sottovalutati. Invece l’asino ha caratteristiche insite che lo rendono prezioso. È un‘anima accogliente, che ha voglia di interagire e con l’essere umano, ma allo stesso tempo è un animale anarchico, capace di scegliere e di decidere.
Questa è la parte che amo di più e che rispetto profondamente. Molti tendono a dare regole o a esigere comportamenti standardizzati quando lavorano con questi animali. Io faccio l’esatto contrario. Forse sono anch’io un po’ anarchica. Cerco di rispettare il suo istinto, il suo essere asino senza denaturalo. Siamo noi che dobbiamo cercare la giusta chiave per entrare in relazione con lui, senza costrizioni. E la magia arriva. Tutti i miei animali sono liberi proprio per questo. Sono le persone che devono imparare il loro linguaggio, i loro bisogni e le loro esigenze. Poi tutto vien da se. È più difficile lavorare in questo modo, ma più educativo e stimolante.
Oltre a gestire questa bellissima associazione di cui parleremo, hai come tutti un lavoro che ti permette di “mettere in tavola il pane”.
Certo, di professione sono un’infermiera, lavoro al Ca’ Foncello in terapia intensiva della Neurochirurgia da vent’anni. La mia è una professione che ti mette in stretto contatto con situazioni emotivamente difficili e dolorose, che non si dimenticano ma si superano. Gli asini e la mia realtà mi hanno aiutata e mi aiutano molto, soprattutto in questo ultimo periodo segnato dalla pandemia. Sicuramente poi la scelta di lavorare con l’asino per le persone fragili deriva dalla stessa sensibilità che mi ha portata a fare l’infermiera.
L’azzurro degli asini
Torniamo allora alle attività dell’associazione. Com’è nata e come si è sviluppata L’azzurro degli asini?
È nata nel 2008 e all’epoca avevamo gli asini, invitavamo le persone a vederli e così via, ma non si era ancora sviluppata una linea precisa. Sono 22 gli asini, tutti con nomi biblici tranne i tre originari che erano di mio suocero e invece si chiamano Pino, Tina… fa un po’ ridere sentire chiamare Elia, Esther, Betsabea, Gedeone e poi Tina e Pino! Ad un certo punto però io e mio marito – che mi accompagna in questa avventura – abbiamo deciso di compiere una svolta e quindi di fare i corsi di IIA (Interventi Assistiti con gli Animali), grazie ai quali ho avuto l’abilitazione di coadiutore. Recentemente ho deciso di diminuire la componente di “medicalizzazione” della mia attività, anche perché ne vedo già abbastanza nel mio lavoro.
Quindi voglio concentrarmi sul bene in senso ampio delle persone, voglio che arrivino in un contesto accogliente e che tornino a casa felici. Lavoro con il settore delle persone fragili, per cui abbiamo collaborato varie realtà, dai centri diurni alle RSA… e con loro succedono delle cose magiche. Qualcosa scatta nella testa delle persone e anche dell’animale, si crea in alcuni una sintonia speciale, a volte succedono cose davvero magiche. È chiaro che l’asino non può andare bene a tutti, come può non andar bene a tutti il cane, per cui la pet terapy non è sempre la scelta giusta, e bisogna essere onesti e riconoscerlo.
Credi che gli animali siano in grado di capirlo se si trovano davanti a una persona fragile?
È molto difficile rispondere a questa domanda. Sicuramente secondo me attraverso il tocco riesci ad arrivare agli animali. Del resto funziona così anche tra noi umani. L’animale sente se c’è difficoltà, titubanza o addirittura paura nel tocco della persona che si trova di fronte, e quindi secondo me capisce in qualche modo che chi ha davanti ha una qualche fragilità. Allora si muove con cautela e in qualche modo si abbandona con più fiducia.
Si capisce dalla tua voce quanto tutto questo ti sta a cuore e la commozione che traspare dalle tue parole commuove altrettanto! È bello sapere che ci sono persone come te, sai? Però è giusto sottolineare che tutto questo per te ha avuto un costo.
Certo, perché le difficoltà sono enormi. Questo è un sogno che abbiamo voluto realizzare ma ci è costato tantissimo, a livello economico ma anche fisico e psicologico. Inoltre, sul più bello che avevamo iniziato bene con le scuole e altri enti, è arrivato il Covid: puoi immaginare la frustrazione. Tutte le entrate vanno agli animali, il mio tempo lo dedico gratuitamente: per me è sufficiente che gli asini stiano bene. E poi soprattutto penso a quelle persone che non hanno niente, che aspettano solo di uscire da quelle solite mura, che hanno voglia di vedere il mondo… sono persone che hanno poco e hanno perso tanto, per cui sono felice poter dare loro qualcosa: conforto, amicizia, delicatezza… il “tocco” di cui parlavamo.
Asini e bambini
A proposito di asini che stanno bene, parte della mission dell’associazione riguarda proprio il benessere degli asini, per cui offri stalli temporanei per asini che hanno subito maltrattamenti. Ne hai visti molti?
Ce ne sono come ce ne sono sempre stati. Nel 2019 abbiamo recuperato tre asini tenuti in condizioni raccapriccianti da un pastore che li teneva compressi in uno spazio minuscolo ed erano magri, piagati. All’animale intanto devi dare tutto quello di cui ha bisogno – cibo, spazio, acqua – e poi puoi chiedergli di interagire con te. Per questo per i primi dieci giorni da noi hanno mangiato e bevuto e basta; ricordo che si muovevano sempre in tre perché abituati a stare stretti, poi pian piano hanno cominciato a muoversi, a correre, a rotolarsi. E poi anche a chiamarti e a voler interagire con te. Sono degli animali meravigliosi che possono davvero migliorare la qualità di vita delle persone, sia in processi di cura (gli IAA appunto, in gergo pet terapy) che in percorsi educativi.
Questo pomeriggio aspetti un gruppo di bambini accompagnati da un gruppetto di genitori che ha organizzato per loro un pomeriggio alternativo. Cosa farete?
Con i bambini oggi faremo l’hotel degli insetti, cioè delle casette con dei materiali raccolti – pigne, bastoncini, foglie, ecc – anche per spiegare loro il concetto di biodiversità. Nel frattempo gli asini, nel vedere tutti questi bambini che vagano e si divertono, inevitabilmente si incuriosiscono e vogliono partecipare! Una parte della mission dell’associazione riguarda proprio questo, la creazione di una sensibilità ambientale nelle persone, soprattutto nei bambini, una spinta a “prendersi cura” della natura e degli animali. Ce n’è senz’altro bisogno e sono contenta di farlo, ma il mio cuore mi porta soprattutto a prendermi cura delle persone con fragilità.
Ultimissima domanda prima di salutarci, cara Lisa: qual è il filo che lega gli asini al colore azzurro, che hai indicato nel nome dell’associazione?
L’azzurro è il colore del cielo e dell’acqua, due elementi infinitamente immensi e che mi emozionano tantissimo, come accade con gli asini. È il colore della pace, della serenità, una sensazione che la relazione con gli asini riesce a darti. E poi è anche il colore della mia divisa.
Che bello ☺
😊