Franco Demaestri, una vita dedicata all'amore per il teatro - itTreviso

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CULTURA INTERVISTE

Franco Demaestri, una vita dedicata all’amore per il teatro

Franco Demaestri

Si è sempre fatto apprezzare, ovunque sia passato con le sue doti, simpatia, talento e professionalità. Franco Demaestri, classe 1939, torinese di nascita, ma veneto di adozione. Conosciuto anche oltre i confini regionali per il suo impegno nella diffusione del teatro, praticato con passioni da vari aspetti e per interi decenni. Anche lavorativamente si è distinto per l’originalità, essendo stato fra i primi ad occuparsi di informatica.

Come hai vissuto la trasformazione, che ha portato a tutti delle conoscenze informatiche di base? E pensando a come si sviluppato internet, è stata un’occasione persa?

Uno dei miei primi lavori, che poi è durato parecchi anni, è stato quello di addetto agli elaboratori elettronici, come si chiamavano allora i computer. Erano un insieme di armadi e di lettori di nastri magnetici e telescriventi, che occupavano decine e decine di metri quadri. La loro potenza di calcolo era un’infinitesima frazione di quella di un comune pc portatile. Eppure tutto è cominciato da lì e la tecnologia italiana era all’avanguardia.
Poi è cambiato tutto, ma si capiva già allora che solo la fantasia sarebbe stata il limite dello sviluppo dell’elettronica. Infatti oggi ci sono le cose che allora appartenevano al regno della più sfrenata fantasia. L’idea che oggi posso leggere tramite internet libri ai quali non avrei mai avuto accesso o vedere film che non sono più in circolazione… beh, mi rende un po’ fiero di aver assistito alla nascita di questa rivoluzione.

Murata
Così si presentava l’esterno del Teatrino della Murata

Veniamo al teatro. Per anni sei stato uno dei punti riferimento del Teatrino della Murata, storico spazio mestrino. I tuoi ricordi?

Totò diceva che signori si nasce ed io ho sempre sostenuto che pure attori si nasce. Ed io … lo nacqui, come diceva il grande comico napoletano. E ho vissuto questa natura addirittura in un modo totale, come attore, come regista, come organizzatore e pure come autore e per certi versi anche come progettista, perché il piccolo spazio della Murata era concepito secondo la mia visione dello spazio teatrale. Per anni tra alti e bassi là dentro è passato il teatro di quei tempi: avanguardia, ricerca, ma anche tradizione e svago.
La compagnia da me fondata, il Teatro per Mestre, si è evoluta da semplice aggregazione di dilettanti a gruppo di ricerca che ha coraggiosamente proposto il teatro contemporaneo. Il teatro l’abbiamo imparato facendolo, sperimentandolo con il pubblico ed è tutto quel bagaglio di esperienza – oggi che il teatro della Murata non c’è più – che ci permette di essere ancora presenti nel teatro di oggi.

La recitazione ti ha visto anche in parti al cinema ed in televisione, quali le esperienze più importanti?

Demaestri Prete
Demaestri in un ruolo religioso per il cinema

Le mie esperienze cinematografiche e televisive sono un gran bel ricordo. Gregoretti, D’Anza, una presenza in un film di Attenborough (In love and war), Salvatores (Come dio comanda). Tutti grandi registi, con i quali la mia vita ha colliso per qualche istante. Roba da raccontare ai nipoti.

E qualche anno dopo il trasferimento a Treviso, anche qui ancora teatro, ce lo racconti?

A Treviso sono arrivato negli anni Novanta quando l’entusiasmo per la Murata tendeva ad affievolirsi. Qui mi toccò un’esperienza singolare: il teatro nella scuola secondaria. Questo lavoro mi prese a tal punto che riempì la mia vita teatrale per quasi vent’anni. Un’esperienza di elaborazione dei testi, di coinvolgimento dei ragazzi, di ascolto di un mondo di cui si sente spesso parlare, ma che normalmente si ha poche occasioni di frequentare. E quando per strada un giovane maturo mi saluta e mi ricorda con entusiasmo l’esperienza di teatro fatta con me… beh, è una immensa soddisfazione.

Demaestri Teatro
Un’immagine tratta da uno spettacolo teatrale

Cosa segue oggi del mondo dello spettacolo e del teatro Franco Demaestri?

Qualche anno fa mi hanno chiamato a fare il critico teatrale per le compagnie FITA (Federazione Italiana Teatro Amatori) di Treviso. E’ un lavoro molto interessante, che mi ha fatto conoscere molti appassionati, alcuni dei quali molto preparati ed impegnati. Quasi dei replicanti del mio entusiasmo di quarant’anni fa! Poi ho scritto delle commedie, sperimentando il linguaggio veneto. Una di queste si è piazzata in un concorso ed è stata messa in scena e gira da quattro anni… Non mi posso lamentare. Da ultimo, assieme ad altri giovani, abbiamo dato vita al Seirios Teatro, una compagnia che vuol proporre in modo innovativo testi  del teatro contemporaneo. Cinquant’anni dopo ricomincio… ma non da zero come allora!

Come vedi presente e futuro di Venezia e Treviso, alla luce dei cambiamenti di questi anni?

Venezia la frequento poco e quel poco che vedo è desolante. Si è permesso che il tessuto produttivo ed umano di quella città fosse schiacciato dal profitto derivato da un turismo becero ed ignorante. Si racconta che i progenitori dei veneziani fossero fuggiti dalla terraferma per sottrarsi all’orda dei barbari… adesso se li trovano in casa!
Treviso è da poco scoperta come meta turistica. Speriamo solo che faccia tesoro delle esperienze di altre città e sia meno spregiudicata nell’offrirsi…Chissà che la brusca frenata derivante dal pericolo del virus che svuota le città turistiche possa essere l’occasione per ripensare daccapo come governare il transito della mandria di guardatori delle città d’Arte!

Franco Demaestri, una vita dedicata all’amore per il teatro ultima modifica: 2020-03-13T09:21:02+01:00 da Gigi Fincato

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